Ciuccio si o ciuccio no? Voi che ne pensate?

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Dare o non dare il ciuccio ai propri figli? Quanti genitori si sono posti questa domanda di fronte ad un neonato urlante? Credo la maggior parte. Vi dico cosa ho scelto di fare e perché.

Con la nascita di Gioia penso che molti dei miei principi educativi, molte delle mie certezze cadranno e giorno per giorno mi dovrò trovare ad affrontare il ruolo di mamma dimenticando il mio essere stata per tanti anni “solo” un’insegnante di scuola dell’infanzia.

E’ proprio il mio essere insegnante che mi mette di fronte a mille interrogativi e ogni volta mi fa analizzare dettagliatamente i miei comportamenti e quelli di mia figlia. Come insegnante sono sempre stata rigida su un paio di cosine, tipo non ho mai fatto entrare in aula un bimbo con il ciuccio o con il pannolino e ho sempre spinto i bimbi a smettere di bere dal biberon e abbandonare il passeggino, di dormire nel lettone con i genitori. Ho sempre puntato, quindi, sull’autonomia del bambino come prima “competenza” da raggiungere. I miei alunni hanno dai 2 anni e mezzo ai 5 anni e mezzo, ritengo che a questa età certi livelli di autonomia debbano essere raggiunti e che spesso se non lo sono  è più per una comodità del genitore che per una reale esigenza del bambino.

La prima svolta nella mia “carriera” è arrivata quando ho fatto da baby-sitter a due bambine per un periodo e mi sono dovuta ricredere su diverse cose. La prima è che le dinamiche familiari sono molto più complicate di quello che si vede a scuola come insegnante. La seconda svolta la aspetto ora che sono mamma, soprattutto perché non sono sola ad occuparmi di Gioia che ha un papà molto presente e attento.

Il ciuccio è stato il primo step che ho dovuto affrontare come mamma con tutto il substrato di idee da maestra. Nei primi giorni di vita mi sono trovata di fronte ad una bambina urlante, un papà a favore del ciuccio e dei ciucci in casa, insieme alla stanchezza, l’ansia e le difficoltà che una coppia di neo genitori si trova sbattute in faccia senza se e senza ma.

Non saprò mai se Gioia avrebbe gradito o meno il ciuccio, perché la prima volta che il papà ha provato a darglielo io ho reagito malissimo e i ciucci sono finiti nella spazzatura con l’impegno da parte mia di rimandare la decisione al terzo mese di vita della bambina. Ho preso tempo, ho voluto dare a me stessa, al mio compagno e a Gioia la possibilità di sperimentarci per quelli che siamo senza nessun tappo in bocca e ad oggi, a tre mesi dalla nascita della bimba, siamo decisi a non utilizzare il ciuccio.

Non so se ho fatto la scelta giusta, di sicuro sarebbe stato un grande aiuto per noi in molti momenti e per Gioia una grande consolazione in altrettanti momenti. Noi, però, stiamo scoprendo soluzioni alternative e queste ci stanno piacendo. Una di queste soluzioni ad esempio è la musica, nei momenti in cui il ciuccio avrebbe fatto chiudere la bocca a Gioia la musica ci aiuta a distrarla, probabilmente agisce ad un livello profondo per cui la bimba riesce a trovare una consolazione al bisogno innato di suzione. Ovviamente il “trucco” non sempre riesce, e allora camminiamo, camminiamo, camminiamo e parliamo e aspettiamo. Certo ci vuole pazienza, ci vuole tempo. La mia grande fortuna è stata il non avere nessun impegno, io mi dedico 24h al giorno solo a lei, probabilmente sostituendomi al ciuccio.

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Non ho voluto creare la dipendenza dal ciuccio, sicuramente ne creerò altre, è così che funziona, sicuramente avrò un occhio di riguardo per i genitori che mi diranno che il loro figlio fuori da scuola usa ancora il ciuccio, sicuramente continuerò a non farlo entrare in aula con il ciuccio!

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Su tutte le altre fissazioni da maestra vi aggiornerò man mano che Gioa cresce, se volete sapere cosa penso della gravidanza e della maternità visitate la rubrica Be Mum.

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