5 cose che odio della fashion week

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Il momento più frenetico e caotico della vita milanese invernale è arrivato anche se, non è tutto oro quello che luccica! Amiche, ecco le 5 cose che odio della fashion week.

Me le ricordo ancora le nostre prime fashion week a Milano da blogger: uscivamo il weekend in cerca di vita modaiola, entrando, uscendo e fotografando tutte le novità dei Saloni di via Tortona, osservando con cura le stranezze e tutte le persone che ci capitavano davanti.

7 anni fa sapevamo pochissimo di come funzionasse questo mondo: zero richieste di accrediti inviate, zero outfit da pagliacci per cercare fotografi, zero sfilate e presentazioni. L’ingresso alle sfilate, infatti, lo sognavamo come qualcosa di irraggiungibile: prima di capire come tutto funzionava davvero, pensavamo che la fashion week fosse la presentazione della moda che verrà attraverso sfilate, a cui noi immeritevoli e agli esordi non potevamo entrare, e presentazioni, importantissimi momenti per celebrare un brand “tra intimi”.

Sì, il calendario lo consultavamo ma non avremmo mai osato dirigerci verso i punti clou delle sfilate senza potervi accedere, mancanza di sfacciataggine o semplicemente inesperienza. Ricordo anche l’anno che abbiamo – inutilmente – pagato l’accredito alla Camera nazionale della moda, 50€ letteralmente buttate…

Eravamo molto diverse dalle blogger nuove, quelle che oggi nascono coi 100k su instagram, che alla prima fashion week sono vestite da brand famosi e importanti.

Negli anni qualcosa è cambiato: abbiamo iniziato a studiare il calendario, conoscere meglio gli uffici stampa, litigarci, chiedere accrediti. Per quanto riguarda quest’ultimi, ve lo dico chiaramente perché nessuno ve lo dirà: un po’ di statistiche causali, su 10 mail di richieste di accredito solo un ufficio stampa/pr risponde con l’invito, due/tre rispondono di no, tutti gli altri non rispondono. Ma allora come si arriva ai livelli per i quali vai alle sfilate? Conoscenze, simpatie, amicizie, stima, rapporti consolidati. Ho imparato che in pochissimi casi e solo se sei una blogger con un buon posizionamento (follower, anche finti), sei figa abbastanza e fai belle foto, vieni aggiunta nella “lista” ed entri nelle grazie del nuovo ufficio stampa. Capirete da soli, quindi, che per quelle come noi che scrivono tanto, non vogliono vestirsi da pagliaccio, hanno poco tempo per coltivare rapporti con le PR, tutto è molto difficile. E i rapporti con le PR oggi sono più importanti dei contenuti!

Ma torniamo a noi, ecco le 5 cose che odio della fashion week:

  1. Le PR o Digital PR che si credono Donald Trump: nelle loro mani risiede il potere di dirti SI o NO, di farti o meno entrare alla sfilata, loro nei giorni della fashion week sono le regine del mondo, hanno il coltello dalla parte del manico. Peccato che questo, dovrebbe, non giustificare la loro maleducazione.
  2. Le situazioni fake di fescion blogger fake: in pratica, è già molto complicato trovare tra le stories, gli snap, i tweet qualcosa di reale, immaginate poi quando le blogger – fingendo di essere all’interno della sfilata ma in realtà rimbalzate – rubano foto altrui e le pubblicano o, peggio ancora, non potendo – sempre perché rimbalzate – raccontare la sfilata pubblicano la classica loro foto outfit “Before the show” e poi il nulla, neanche una story di un fantasma in passerella. Non c’eravate ma non dovete restarci male su! Siate vere.
  3. I pagliacci: ovvero quelli e quelle che si vestono male e giustificano con “is the new trend” – ma andate a zappare! Tutto perché l’unica regola della fashion week è alimentare il proprio ego vedendosi pubblicata nella posizione 135 della terza gallery del giornale Ciao girl vietnamita. Si chiama streetstyle!
  4. Il senso di “esclusività”, che poi mi chiedo in questo contesto digital e sociale (perché fatto di persone, raccomandazioni, interessi) se ha ancora senso: tra le 5 cose che odio della fashion week c’è sicuramente il “sistema” di esclusività che imperversa tra gli addetti ai lavori. La moda, e non so se in un contesto così digital ha ancora senso, è troppo chiuso nelle sue cattedrali di vetro in una finta parvenza di democrazia. In realtà il sistema moda è cattivo, eppure i consumatori ora sono tutti molto più simili (nel senso che anche chi prima spendeva solo al mercatino oggi per un’occasione particolare o un regalo si “permette” la Vuitton). Le sfilate così come intese oggi alimentano un sistema instabile e finto fatto di markette e soldi.
  5. Tra le 5 cose che odio della fashion week, ultima ma non meno importante è l’atteggiamento di quelle persone – con cui hai mangiato e dormito insieme – che fanno finta all’ingresso o all’uscita di una sfilata di non conoscerti. Sarà la tensione del momento, sicuramente, mica è perché son cafone!

Fonte foto: Camera moda.

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