Made in Italy, il nuovo film di Luciano LIgabue

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E’ uscito nelle sale il nuovo film di Luciano Ligabue, siamo andati a vederlo, ecco la nostra recensione. Sotto queste lune…qui, tutti Made in Italy! 

Qualche giorno fa ho pianto, più volte anche. La fase premestruale o la malinconica nostalgia di casa stavolta non hanno colpe. Chiariamo, non è stato un pianto vero, isterico o con i singhiozzi…più che altro lacrime di gioia e di allegra consapevolezza mi hanno invaso gli occhi.

Sono uscita da sola nel pomeriggio, per la strada c’era un sole caldo -a dispetto della stagione in cui ci troviamo e dei giorni a seguire in cui è tornato il gelo- e l’aria sapeva di buono. Una di quelle che si dice una bella giornata.

Da quando vivo nella Capitale ho imparato a guardarla come fanno i romani: ne critico i disagi, i disservizi, le troppe auto per la strada, le distanze amplificate, la confusione…e poi a Roma ci sarà anche di tutto, ma a me per respirare serve il mare.

Mentre saltavo velocemente per impegni da una parte all’altra dell’Urbe, mi sono trovata in un crocevia sconosciuto, una parte della città che non avevo mai visto, una strada non lontana dal caotico centro ma che -silenziosa e sorprendentemente verde- sembrava immersa in una favola. Per la prima volta, da quando vivo qui, ho allontanato lo sguardo ostile con cui mi affaccio a Roma e mi sono arresa alla meraviglia.

Roma per un attimo non è stata solo il posto che, per inseguire un sogno, mi ha portato lontana da casa; non è stata 1000 ristoranti diversi, 100 locali in cui andare a ballare o infinite possibilità di scelta…ma bellezza, bellezza vera. Come una turista qualsiasi ho cercato di scoprire gli angoli nascosti, di stupirmi ancora e di godere del fascino della città eterna imparando a sentirla come una seconda casa.

Il caso, o forse il destino, ha voluto che proprio quel giorno finissi per dedicare un po’di tempo a me e alle mie passioni. Ho fatto una cosa che in città si è soliti fare ma che io ho sempre considerato un po’ da sfigati e non avevo mai fatto prima: sono andata al cinema da sola.

Probabilmente il mio giudizio risulterà falsato perché amo in maniera incondizionata il regista di Made in Italy. Ma, ne sono certa, mi sono trovata di fronte ad un piccolo capolavoro.

Made in Italy di Luciano Ligabue, proprio in quella giornata, ha saputo leggere nei miei pensieri come, guarda caso, è solito fare il rocker di Correggio. L’ultima fatica cinematografica del Liga racconta d’amore per la propria terra; di radici salde ma anche di desiderio di scoperta; di voglia di rimboccarsi le maniche e muoversi, “andare”, con l’ambizione e la speranza però di poter tornare.

Centoquattro minuti in cui scorrono negli occhi e nel cuore bellezza, crescita, emozioni, amore e che si concludono con una cosciente scoperta: la nostra città natale è e sarà sempre nel nostro cuore e rimarrà per noi indiscutibilmente il posto più bello del mondo, ma allargando appena lo sguardo possiamo accorgerci di quanto splendore c’è in ogni via della nostra bistrattata Italia e imparare ad amarla come se ogni città fosse un po’ la nostra.

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Made in Italy è esattamente come me lo aspettavo: una dichiarazione disincantata al nostro Paese, il disegno di un innamoramento viscerale che si sopisce ma rinasce ogni volta. Quello dei protagonisti nei confronti del Belpaese è un sentimento profondo che si nutre di illusioni e sogni, ma anche di contraddizioni e rabbia e Ligabue riesce benissimo a narrarlo, forse perché –non lo ha mai nascosto- lo vive sulla sua pelle.

Il film, per stessa ammissione del regista, descrive la storia di “brave persone” che si trovano ad affrontare un periodo di precarietà in ogni campo: sentimentale, lavorativo e politico e la descrizione è intrisa di un carico emozionale sconvolgente che non può lasciare indifferente lo spettatore.

Superlativi e disarmanti i monologhi di Riko, il personaggio a cui Stefano Accorsi dà il volto; magistrale Kasia Smutniack nel ruolo di Sara, che riesce ad essere donna in ogni sfaccettatura: madre, compagna, pilastro della famiglia ma anche figura fragile e imperfetta che affronta le difficoltà con la tipica sensibilità femminile.

Luciano Ligabue, con l’empatia che lo contraddistingue, racconta uno spaccato dell’Italia di oggi. La vita di una famiglia quasi ordinaria diventa lo specchio di un Paese schiavo dei media e della disoccupazione che racchiude le storie più interessanti nella vita di quella provincia che a volte ha bisogno di sporgersi verso la metropoli.

Reale ed onirico al tempo stesso, il film scorre lento nel primo tempo mentre vola dopo l’intervallo. Incantevole è la passeggiata in notturna nei fori romani, entusiasmante il viaggio di nozze on the road accompagnato dalla voce di Ligabue (con Made In Italy, la canzone che dà il titolo all’album del 2016 e al film), eccezionale la lettera di chiusura del protagonista su cui –lo ammetto- non sono riuscita a trattenere le lacrime.

Lo storytelling del lungometraggio è abbastanza fedele a quello del disco da cui prende ispirazione, sebbene sullo schermo ogni episodio diventa più ricco di particolari. La quotidianità di Riko appare perciò più chiara come più chiari sembrano i suoi pensieri e il suo modo di essere. Il film è un travolgente mix di emozioni da assaporare una dopo l’altra, un’opera proprio “alla Ligabue”…assolutamente da vedere!

Post di Maria Francesca Amodeo

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