Superstudio, mostra al Pac di Milano fino al 6 gennaio

Superstudio

Superstudio, lo studio di architettura fondato nel 1966 a Firenze da un gruppo di architetti neolaureati, è in mostra al Pac di Milano fino al 6 Gennaio 2016.

“Erano giovani, avevano in tasca milioni ma solo di idee, colori, arcobaleni. […], erano architetti e designers ma delle case e dei casalinghi non importava loro nulla; “il più grande progetto”, dicevano, “è progettarsi una vita intera sotto il segno della ragione”. […] Non hanno costruito case o molto poche, ma hanno prodotto libri, manifesti, volantini, le tracce visibili dei loro pensieri”

Al Pac di Milano (Zona Porta Venezia) è in corso fino al 6 Gennaio la super mostra di Superstudio che cerca, forse molto ambiziosamente, di raccontare tutto il pensiero, la produzione e la rivoluzione di questo gruppo di giovani architetti che continua ad essere rivoluzionario e molto contemporaneo a distanza di 50 anni.

Superstudio, infatti, è il grande collettivo d’avanguardia fiorentino che dalla fine degli anni ‘60, operando ai confini tra arte e architettura, ha usato il proprio linguaggio (disegni e progetti) per fare incursioni nel campo della politica e della sociologia e cercare soluzioni alternative all’ancora non risolto problematico rapporto uomo-ambiente.

La crisi di quegli anni spinse le nuove generazioni verso un anarchismo libertario che portò nell’architettura e nell’arte a progetti visionari e profetici della trasformazione della città e della società. I giovani di Supersutdio, sin dal 1966, hanno lavorato con la convinzione che l’architettura fosse capace di trasformare la società e quindi di cambiare il mondo. Con il progetto “Le dodici città ideali” del 1971, ragionavano sul tema della città, ormai non più luogo fisico ma una condizione, e volevano far riflettere sull’insufficienza del sistema città nel rispondere alle esigenze di un “organismo” in continua evoluzione.

La mostra “life without objects” del 1972 al MoMA di New York, invece, poneva la riflessione sui rapporti tra progettazione e ambiente, considerando il tentativo finale di progettare e agire come la proiezione di una società non più basata sul lavoro e sul potere, ma su un modello alternativo: una rete di energia e di informazioni che diminuisce le distanza e quindi ridefinisce il concetto di luoghi. D’altro canto, questo era un tema da loro già discusso nel 1969 con il progetto “monumento Continuo”: il lavoro, infatti, rappresentava un paradosso mentale in cui ipotizzavano una connessione tra le persone nel mondo, oggi paragonabile a internet.

Mai come ora, le loro ricerche ci sembrano così attuali e, a distanza di 50 anni, la storia sembra ripetersi e molti artisti contemporanei cercano di “cambiare il mondo” partendo dal pensiero di questi grandi precursori.

Curata da Andreas Angelidakis, Vittorio Pizzignoni e Valter Scelsi, la mostra ricostruisce i progetti più importanti di Superstudio, riunendo i pezzi di design più iconici, le installazioni e i film, costruendo un dialogo con le opere di 21 artisti contemporanei che dalla ricerca del collettivo fiorentino hanno tratto materia per il loro lavoro.

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Post scritto da Mariacristina Maffeo

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