CosmoBike: il regno degli invasati delle bici visto da una profana

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Ma dove vai bellezza in bicicletta, se la bicicletta non ce l’hai? Al CosmoBike di Verona

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Arrivo al CosmoBike di Verona con qualche pregiudizio e alcune remore. Vivo a Milano e non ho una bicicletta e nutro un certo astio verso i ciclisti della domenica. Quelli che non hanno ancora scelto tra marciapiede e viale, quelli che però hanno scelto la strada trafficata alla pista ciclabile, quelli che per loro non è un dovere aspettare un semaforo verde o seguire segnali e divieti, quelli che “la bicicletta è un must have per essere IN”, gli stessi che presumono di salvare il mondo a bordo della loro bici, ma che hanno un Suv in garage e a casa non fanno nemmeno la raccolta differenziata. Il mio spirito, dunque, è quello giusto. Più o meno.

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Biglietto alla mano, mi accingo a metter piede nel mondo dei fanatici delle due ruote e dei pedali. Un grande parco giochi, ecco la mia prima impressione. Un ampio spazio all’aperto mi accoglie. Vedo subito allestita una pista sterrata dove è possibile andare in mountain bike. All’esterno del CosmoBike ci sono numerosi stand che offrono la possibilità di provare i loro prodotti, e molti ne approfittano per fare un giro. Le condizioni meteorologiche purtroppo non sono dalla nostra parte, e questo tiene a freno il mio istinto fanciullesco. Ora capisco perché tutti girano in tuta e key way. Tuttavia il maltempo non placa la mia voglia di provare il mio sogno più recondito: la bici elettrica, anzi con pedalata assistita. Faccio una premessa: per me la bicicletta è un mezzo di trasporto che serve a portarmi da un punto A un punto B. Presentarmi a un appuntamento, di lavoro, galante o con amici che sia, con le ascelle maleodoranti non è contemplato. Per questo è da tempo che accarezzo l’idea di prendere un bici elettrica. Quindi, come una gazzella alla ricerca della sua preda, mi fiondo subito allo stand Sunstar, che mi attira per una caratteristica molto semplice, non producono solo bici elettriche, ma motori esterni da applicare alla propria due ruote. Penso che potrei quindi acquistare una bici e montare successivamente il motore elettrico. Fantastico. Faccio una prova. A dire il vero ho già avuto il piacere di salire su una bici con pedalata assistita e ne sono stata fortemente attratta. Anche la Sunstar mi convince, ha 3 velocità e al massimo della potenza basta una pedalata leggera per andare veloce. Costa circa 1000/1500 euro, ha un’autonomia dichiarata di 90 km e si può fare un “pieno” con 20 centesimi. Il prezzo, per le mie tasche, è un po’ alto, ma ha quasi il valore, in termini di utilità d’uso, di un motorino, senza tutte le spese che questo comporta.

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Saluto il mio prossimo acquisto e inizio a vagare per i padiglioni, subito vengo colpita da un nome che tutti noi conosciamo grazie alle televendite Mondialcasa: Shimano. Adoro il suono di questo nome. Mi fermo, do uno sguardo in giro. La mia natura da sportiva del divano mi spinge subito verso l’area dedicata all’abbigliamento, scruto con attenzione la nuova linea Strongher, e scopro un intero mondo fatto di donne che condividono la passione per la pedalata. Parlo con un addetto molto preparato e scopro che Shimano, oltre a essere una tra le migliori aziende produttrici di biciclette, è stata la prima a creare un look ciclistico al femminile, e l’ha fatto 10 anni fa, non tanti a pensarci bene. Scopro anche che non esiste una federazione sportiva di cicliste professioniste. Mi soffermo, mi guardo intorno e noto che in effetti sono ben poche le donne presenti in fiera, forse un 20% del pubblico totale, escludendo le modelle che nelle loro tutine striminzite e rigorosamente in tacco 12 girano per i padiglioni distribuendo voltanti, come i migliori moto show ci insegnano.

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Saluto Shimano e come una brava gazza ladra mi lascio dirigere dalla luce e da tutto quello che luccica. Vado un po’ a naso e mi ritrovo da Wilier, come dire la Ferrari delle biciclette. Anche per un occhio inesperto come il mio è facile notare l’alta qualità di un prodotto dall’eleganza unica. I modelli sono stupendi, i prezzi si avvicinano a quelli di una moto. Il costo medio per un buon prodotto è di 5.000 euro, ma si arriva agevolmente a 10.000. Esistono anche modelli sotto i 2.000 euro, ma sarebbe come comprare una Ferrari con il motore a gas.

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Continuo a passeggiare senza una meta, facendomi guidare dall’istinto, che ovviamente mi conduce verso gli stand vintage, quelli che realizzano bici più vicine al mio gusto. Mi fermo a guardare i calzini, mai visti di così colorati, poi noto le selle personalizzabili di Selle Italia. Potrei girare con la foto del mio pesciolino sotto al sedere, o magari sarebbe meglio una stampa artistica.

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Altro giro, altra corsa. Cambio di padiglione. La mia missione è trovare una bici adatta a me, una a cui aggiungere un motore elettrico per la pedalata assistita. Una che sia bella ed elegante, e che abbia un cestino, o meglio ancora una borsa. Mi fermo da De Rosa. Le due ruote sono belle, ma forse sono più adatte a chi ha un occhio più tecnico del mio. Faccio un giro e da buona milanese imbruttita (adottiva sia chiaro) scopro Milanino, nata proprio da una costola di De Rosa. Qui ho il piacere di parlare con il rappresentante della terza generazione della famiglia, Nicolas, giovane e dotato telaista. Avrà poco più di 20 anni, forse nemmeno, ma sembra sapere quello di cui sta parlando. Le bici Milanino sono un tributo alla milanesità, nel senso fashion del termine. I prezzi vanno dai 650 agli oltre 2.000 euro, e gli accessori fanno la differenza, anche in termini economici.

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Continuo a girovagare. A questo punto decido di fare tappa negli stand storici. Mi fermo da Colanago, marchio datato 1952, poi da Campagnolo, il brand che ha sponsorizzato Alex Zanardi alle Paralimpiadi del 2012.

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Tra uno stand e l’altro nasce la mia passione per le selle. In verità la loro forma mi ha sempre affascinata. Guardando gli affusolati modelli sportivi, il richiamo alla castrazione è immediato. Diciamo che non mi hanno mai ispirato comodità, per questo mi attraggono. Mi fermo da Selle Royal per approfondire le mie conoscenze in materia e ovviamente scopro che le mi ansie sulle selle sono infondate. Qui ne trovo di comode, adatte a tutte le portate, anche quelle massicce e vengo a sapere che è possibile crearne una cucita a misura di popò. Felice come una pasqua lascio lo stand e proseguo nella mia passeggiata. Vedo una bella ragazza girare su una bici con una ruota grossa più o meno come la sua faccia. Mi informo e scopro che queste due ruote ben piazzate nascono per potersi muovere sulla neve. Ma sono comode anche nel deserto, che difficilmente troverete in Italia, e sui percorsi di montagna sterrati. Mi fermo da KTM e qui scopro che queste particolari due ruote si chiamano fat bike, il cui nome è stato chiaramente inventato da un uomo. Ci tengo a precisare che queste bici non sono per nulla grasse, hanno solo l’ossatura massiccia.

Dida: Motociclo a energia solare di Wayel

Intanto continuo a scrutare altre bici elettriche. Mi fermo da Wayel e trovo il primo motociclo alimentato a energia solare. Il top dell’avanguardia. Prezzo non pervenuto.

cosmobike, la bicicletta shakira, biciclette, nuove biciclette, verona, blonde suiteFaccio un salto da Santini abbigliamento, perché trovo affascinanti i richiami storici di queste magliette.

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Ancora una volta il mio istinto ha la meglio e mi lascio attirare da colori fluorescenti. Wowow vende accessori per i ciclisti che non essendo votati all’autolesionismo, decidono rendersi ben visibili quando girano di notte, al buio o durante le giornate più scure. Molto belli i copri zaino, gli accessori per i capelli, e soprattutto dei piccoli tasselli catarifrangenti da applicare ai raggi della bici, per poter scintillare ed essere visibili anche di lato.

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Mi accorgo che sono tanti gli stand dedicati al turismo ecosostenibile. Molte regioni, soprattutto quelle del nord, si stanno attrezzando per proporre agli amanti dei tour in bici dei percorsi personalizzati e completi offrendo agli avventori numerosi servizi adatti un po’ a tutte le esigenze.

Concludo così la mia incursione nel mondo dei cicli, termine che fino al giorno prima mi richiamava alla mente solo quella settimana al mese di spiccato odio verso l’umanità intera. Sono stanca, ma soddisfatta. Ho le idee un po’ più chiare su questo strano mondo di fanatici delle due ruote e so che presto dovrò dare credito all’hipster che è in me: anche io avrò una bicicletta. E un campanello.

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