La bellezza fuori dal tempo: Battisti è (anche) un fenomeno social

lucio battisti spotify apple music canzoni streaming mogol chitarra

L’ho ascoltato appena sveglia, mentre mi versavo il caffè. L’ho ascoltato sotto la doccia, quando riordinavo la camera e ho messo play ancora una volta quando mi infilavo le scarpe un attimo prima di uscire. Lo ha ascoltato mia madre mentre preparava il pranzo e l’ho sentita canticchiare quelle canzoni che conosce a memoria passando da una stanza all’altra della casa. Probabilmente, visto il mio solito volume troppo alto, lo hanno ascoltato anche i miei vicini.

Di chi sto parlando? Di Lucio Battisti naturalmente, che la scorsa domenica ha totalmente monopolizzato il mio iPad. Non c’è stato posto per riproduzioni casuali, playist o allegri successi estivi: c’era spazio solo per Lucio.

Non posso proprio definirmi una fan, ma alcune canzoni le conosco da sempre e da sempre, come tutti, le amo. Per una che è figlia di un ex dee-jay e di una patita di musica italiana non è strano: ho 27 anni ma in casa mia i CD di Battisti circolano da molto prima che io ne potessi avere memoria e forse – scavando in cantina – potrei trovare anche qualche vinile. Senza considerare che vivo al mare da quando sono nata e La canzone del sole è la canzone più suonata dalle chitarre nei falò di tutti i tempi, affiancata, solo da pochi anni, da Guardia ’82 di Brunori Sas.

Cd, vinili, chitarre e falò insomma. Ma “Battisti non c’è su Spotify” cantava Chiara Galiazzo nella sua Pioggia Viola, a cui probabilmente ora dovrà cambiare l’attacco. Perché Lucio Battisti su Spotify c’è, c’è eccome.

La notizia circolava già da qualche mese. Siti, giornali e blog se ne occupano da quest’estate e a renderlo ufficiale è stata la Sony allo scoccare della mezzanotte tra sabato e domenica con un tweet: “#LucioBattisti è in streaming. Ovunque. Ora”.

La data della diffusione non è certo casuale: il 29 settembre, come il titolo di una delle canzoni più famose del Lucio nazionale. Perché per un evento tanto atteso e straordinario nulla poteva essere lasciato al caso.

Social e piattaforme streaming, quindi, per questa seconda era battistiana. Nuovi mezzi di comunicazione e nuove modalità di diffusione della musica. La tecnologia, il progresso e l’innovazione che incontrano la tradizione e il mito tra le note di Lucio Battisti e le parole di Mogol.

Perché questo incontro tra passato e futuro non sia avvenuto prima è arcinoto: una causa durata vent’anni tra i familiari di Battisti e Giulio Rapetti Mogol.

Grazia Letizia Veronese e Luca Battisti (vedova e figlio del cantautore) hanno da sempre preferito tutelare, e quasi nascondere, l’immagine e la musica del compianto antidivo che ha da sempre costruito il suo successo più sull’assenza che sulla presenza.

Poche comparse tv (l’ultima risale al 1972), pochi concerti live, pochissime apparizioni mondane. Una popolarità volutamente centellinata nelle esposizioni pubbliche che ha contribuito a costruire l’immagine di un mito lontano e inarrivabile. E una ricerca di riservatezza da parte della famiglia motivata dal rispetto nei confronti di quelle che erano le scelte di vita dello stesso Lucio.

No alla musica in streaming quindi. La moglie e il figlio non volevano correre il rischio che liberando i diritti sui leggendari brani battistiani si desse il via al feroce utilizzo per pubblicità, spot o magari si potesse pensare a qualche commemorazione in TV, lontana anni luce dai desideri dello stesso Lucio Battisti. Nel 2008 non hanno acconsentito neppure a far inserire una foto del cantautore nel videoclip di Buonanotte all’Italia di Ligabue in cui compaiono una carrellata di immagini che rappresentano l’orgoglio italiano. Elenco in cui Lucio – foto o no – ha meritato un posto di diritto.

Dall’altra parte Giulio Rapetti Mogol, che non era assolutamente dello stesso avviso. Il co-autore ha sempre riconosciuto i successi scaturiti dalla sua collaborazione con Battisti come parte della memoria storica e collettiva di un intero Paese. Un canto libero che non può essere ingabbiato dalla burocrazia né dalle scelte di altri. Un patrimonio artistico che i giovani meritano di conoscere e fruire anche attraverso le nuove tecnologie.

La riconsegna dei diritti delle canzoni del duo alla SIAE (non sono ancora disponibili i brani che fanno riferimento al periodo di collaborazione tra Battisti e Panella) con la conseguente libera diffusione in streaming, ha dimostrato – dati alla mano – che anche le nuove generazioni sanno rendere omaggio a quei capolavori che hanno scritto la storia della musica italiana.

Già a partire dalla notte tra sabato e domenica, le Instagram Stories, le pagine Facebook e i profili Twitter sono stati invasi da Pensieri e Parole di battistani all’ascolto.

Una miriade di tweet hanno portato l’hashtag #LucioBattisti ad essere un trend topic nazionale in pochissime ore. Immagini, frammenti di testi, sensazioni – o meglio Emozioni – dei fan hanno accompagnato centinaia e centinaia di cinguettii, tanto da convincere anche l’account ufficiale di Netflix – nel pomeriggio di domenica 29 settembre – a lanciare un gioco: “Visto che oggi va così, diteci la canzone di Battisti che state ascoltando e vi consigliamo qualcosa da guardare per stasera”.

In poco più di 72 ore dal momento della diffusione online la playlist “This is Lucio Battisti” su Spotify conta quasi 80.000 salvataggi e il canale dedicato a Battisti supera i 300.000 iscritti. La canzone più ascoltata su Spotify nella prima giornata di diffusione è stata 29 settembre con oltre 390.000 ascolti, seguita da Non è Francesca con 313.000 e Mi ritorni in mente con 292.000. Su AppleMusic il singolo più venduto (secondo solo a Non avere paura di Tommaso Paradiso) nelle prime 24 ore è stato La canzone del sole, su Deezer invece ha vinto i I Giardini di marzo. Tim Music ha dedicato ben sei playlist all’arrivo di Battisti in rete e nella sola giornata di domenica le sue canzoni sono state le più ascoltate dell’intera piattaforma streaming a cui hanno fatto registrare un incremento del 14% degli ascolti.

È vero che i social e le piattaforme online non sono solo utilizzati dai giovanissimi, ma è anche vero che la rete, per una questione generazionale e funzionale, vede per lo più la partecipazione di un pubblico di ragazzi che si sono mostrati più che entusiasti del rivoluzionario arrivo di Lucio Battisti in rete. Questi numeri da record lo hanno detto chiaro e forte: tutti siamo capaci di riconoscere e rendere omaggio alla bellezza fuori dal tempo di “una canzone di Mogol e Battisti”. I classici non passano mai di moda, nemmeno in streaming!

Post a cura di Maria Francesca Amodeo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *